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giovedì 28 dicembre 2017

APOLIDE

Non ho più una patria
né tantomeno speranza
svenduto è il mio futuro
per pochi voti e molti denari.

Nell’invisibile confine
io resto in balìa del limbo
ed ammiccano potenti e profughi
gli uni complici degli altri.

Il vento mi reca i lamenti
di chi giace disilluso
dalle menzogne dei burattinai
infami artefici del mio esilio.

Mi dolgo della mia cecità
adesso che vago nel nulla
e vorrei calpestare le terre
che furono mie per diritto.

Nessun sole, né alcuna luna
solamente una fitta nebbia
giungono voci, parole straniere
che non tollero e non comprendo.

Non ho più una patria
attendo solo la fine dei giorni
ingannato è il mio destino
da pochi sogni e molta ipocrisia.

  N° 3339 - 28 dicembre 2017
  
                                                   Il Custode

venerdì 22 dicembre 2017

TASHUNKA UITKO

Eppure, decisero gli spiriti
che c’era pianura per tutti
siccome le montagne
che sfioravano il cielo
e dalle quali scendevano
acque limpide e pure.

Ci esaltavamo al tuono
dei bisonti in fuga
dalle nostre frecce
per poter passare l’inverno
e ripararci dal freddo
al tepore dei nostri teepee.

Noi, con le mani veloci
sopra le trote del lago
non cacciavamo nulla in più
di quello che a noi serviva
per nutrirci, per sopravvivere
e creare graziosi monili.

Ma gli stranieri dai volti pallidi
simili alla pelle di pesca
con i loro cuori di avida pietra
e le anime, deserto arido
pretesero di avere ogni cosa
persino le nostre vite.

Sicché fu una guerra
impari, senza alcuna speranza
per quanti ne uccidevamo
altrettanti ne ritornavano
ma nel dolore, nella devastazione
non perdemmo mai la dignità.

Venne scritto di Little Big Horn
del martirio del colonnello borioso
nessun, invece, pianse una lacrima
per la carneficina di Wounded Knee
venne scritto che fummo selvaggi
e fu il pretesto per annientarci.

Io ricercai la saggezza
sopra i sassi del grande fiume
per condurre la mia tribù
ad una vittoria impossibile
eppure fui costretto alla resa
affinché la tribù vivesse ancora.

Mi consegnai ai soldati blu
consapevole di recarmi alla fine
e quando mi accoltellarono
fu davvero un bel giorno per morire
e tornare alla mia madre terra
finalmente da uomo libero.

  N° 3338 - 20 dicembre 2017

                                                    Il Custode

domenica 17 dicembre 2017

LUCREZIA

Un incrocio di sguardi
poi l’improvviso silenzio
occhi di oceano, Lucrezia
e gemme di altissime onde
si infrangono violentemente
sulle coste della mia anima.

Il tempo di riprendere fiato
e come scirocco e uragano
il mio respiro incespica
sulla punta delle tue labbra
laggiù troverà un rifugio
dall’oblio e dalla solitudine.

Ho un solo, minuscolo sogno
da recitare al tuo cuore
io, equilibrista maldestro
mi appresto a perdere il senno
e precipitare velocemente
nell’alcova dei tuoi grandi seni.

Ti aspetto nella penombra
dove penso visioni scabrose
tu ed io, e nessun altro al mondo
alcuni istanti che paiono secoli
questa notte soltanto, Lucrezia
di desiderio e di estasi intensa.

  N° 3337 - 15 dicembre 2017

                                                   Il Custode

martedì 12 dicembre 2017

SIGNORA BELLISSIMA

Una scintilla di lava e rubini
che mi attraversa la vene
questo è adesso il mio sangue
in preda del desiderio
di averti con indecenza
di averti e morire di te.

Sei una signora bellissima
il cuore implode al tuo sguardo
mentre gli occhi si paralizzano
sopra il tuo viso stupendo
sulla tua pelle ovattata
di manto di soffici nuvole.

E sogno, e tu sembri vicina
che mi nutro del tuo profumo
profumo di ardente passione
e libido che travolge i miei sensi
sei una signora bellissima
ed io sto impazzendo di te.

  N° 3336 - 11 dicembre 2017

                                                    Il Custode

DAMNATIO MEMORIAE

Non c’è un solo pertugio
che mi consenta di entrare
dentro il tuo gelido cuore
laddove io ero di casa.

Dannato è il mio ricordo
che tu hai spazzato via
così come è la mia anima
distante dalla tua clemenza.

Quale fu mai quel crimine
che mi scacciò dai tuoi occhi?
Condannato, e non vi è redenzione
a scontare l’oblio perdurante.

Sulle mie dita, il tuo amore
e gocce di sangue dolcissimo
che mescolato alle lacrime
irride un dolore straziante.

Perduto in un cielo di tenebre
osservo transitare le stelle
e tu eri la mia unica luna
adesso, soltanto disperazione.

  N° 3335 - 11 dicembre 2017

                                                Il Custode

martedì 5 dicembre 2017

NON MI IMPORTA DI TE

Non mi importa di te
sicché nei miei silenzi
cova un antico rancore
che presto diventa tormenta
un odio talmente profondo
da indurmi ad annientarti.

Tu scagli il tuo debole sguardo
giusto dentro ai miei occhi
ma il dolore tuo misero
scivola dai miei pensieri
dopo si infrange nel nulla
che la tua anima esprime.



Io sono pietra, tu polvere
mi sporchi ma non mi scalfisci
allora ci penserà il vento
a trascinarti lontano
dalla eco dei miei ricordi
vissuti o forse ancora da vivere.

Tu, dunque, muori se devi
e fa’ che sia distante da me
dove io non debba calpestare
il vuoto del tuo sentimento
poltiglia dal maleodorante futuro
nella quale non intendo affondare.

  N° 3334 - 5 dicembre 2017

                                                  Il Custode

martedì 21 novembre 2017

SULLE TRACCE DI SALEM

La terra è molto umida
coperta dalla foschia
vi si insinua, una libellula
dopo si perde nel nulla
laggiù, il profumo di lei
diventa padrone assoluto.

Io, sulle tracce di Salem
nel nucleo della foresta
ed è freddo oltre il ponte
e sopra i cespugli di bacche
dove falene e coleotteri
stanno infilzati sui rovi.

Non trovo i miei sassolini
seminati lungo il cammino
eppure io lo sapevo
che al destino piace giocare
a raccoglierli da sopra il sentiero
per farli rimbalzare sul lago.

Mi manca il suo sorriso
serrato dentro le labbra
e quel sapore di inferno
che nella luce notturna
bruciava tra le sue lenzuola
ed inceneriva il mio cuore.

Frattanto scendeva la neve
dentro la boccia di vetro
e la gazza mi disse bugie
quando tracciò il mio percorso
dove io mi proclamai demone
deriso dalla eco di Salem.

Non leggo più i miei pensieri
nemmeno i silenzi dei morti
e dove infittisce la nebbia
mi rimane un tozzo di pane
lo mangio, poi ritorno a dormire
e ricomincio a sognare di lei.

  N° 3333 - 20 novembre 2017

                                                     Il Custode

martedì 14 novembre 2017

TI HO CERCATA

Ti ho cercata di notte
sotto una foglia di acero
però il bosco era buio
la luna spersa tra i sentieri.

Tu, mio tesoro distante
quanto il sospiro di Eva
hai creduto al serpente
e mi hai scacciato dall’eden.

C’era la nebbia, sul golfo
e non ho potuto salpare
oltre i mari, sopra le isole
di granchi e loquaci gabbiani.

Poi Poseidone ha sorriso
sardonico quanto l’oblio
io, ricoperto dalle alghe
ti ho attesa sopra la spiaggia.

Ma in un anfratto remoto
Dedalo reclamava ancora
le ali perdute da Icaro
che io avevo nella mia tasca.

Le ho indossate, però invano
io non sapevo volare
e tu, tesoro mio ingrato
ti facevi beffe di me.

Sicché io sono tornato
nella mia lampada antica
dove, seppure facesse freddo
avevo il conforto del sole.

Adesso, a distanza di secoli
mi nutro di sopiti rimpianti
poiché ti ho cercata ogni istante
…ma non ricordo perché.

  N° 3332 - 14 novembre 2017

                                                    Il Custode

venerdì 10 novembre 2017

HYPNOS

Il mio sguardo
frammento di oscura pace
e di profonda tenebra
diventò la tua dimora onirica
che non fu ancora la morte
né parve essere più la vita.

Tu ti smarristi
dentro il mio sguardo
che fu per te sortilegio
e per me una maledizione
ch’io vidi la tua bellezza
svanire dalla mia vista.

Invano io ti cercai
supplicai gli dei dell’Olimpo
ma a causa della mia ammirazione
tu trovasti il lungo sonno
quello che dai miei occhi
rifletté fino alla tua anima.

L’apoteosi del sogno
questo io ti promisi
ma vi misi una tale passione
che ne rimanesti intrappolata
ora la tua mancanza imperitura
è un’agonia che non so tollerare.

  N° 3331 - 9 novembre 2017

                                                 Il Custode

venerdì 3 novembre 2017

L'UOMO DI CENERE

Infine si alzò il vento
sopra le foglie morenti
e sotto le foglie, la cenere
prese la forma di un uomo
che non era scampato alla torre
ed alla follia dei nazisti.

Egli aveva abusato del cielo
che lo cullò nel suo grembo
nei giorni di neve emaciata
nelle notti dalla fredda luna
adesso ritornava a posarsi
tra i seni della madre terra.

Omosessuale, persino giudeo
non vi era nulla di peggio
ma lui, tramortito dal gas
non rammentava le fiamme
che, donne da postribolo infimo
lo avvolsero tra le loro braccia.

Oramai trascorso il dolore
siccome gli insulti e l’inedia
affascinato dalla nenia dei grilli
rovistò tra i residui ricordi
e sentì ancora intenso il profumo
dei sorrisi perduti distanti.

Un’ombra dietro le nuvole
egli discese sopra i luoghi natii
non si aspettava di affrontare la vita
che le aveva voltato le spalle
ma sotto gli sterpi e le bacche
finalmente ritrovò la sua anima.

  N° 3330 - 3 novembre 2017

                                                 Il Custode

giovedì 19 ottobre 2017

TI RESPIRO

Nascosto
dove il tuo sguardo si spenge
io vedo la tua bellezza
ed esigo che mi appartenga
ma il tuo sorriso severo
mi induce a chiedere scusa.

E vorrei
fermarmi ad una spanna
dal carillon nel tuo cuore
ed appoggiarvi la mano
dopo, infine, le labbra
e sentirmi parte di te.

Però mi quieto
silente innanzi ai tuoi seni
davanti al tuo corpo estasiante
come capolavoro d’artista
e mi faccio piccolo e debole
e pavido, oramai pronto alla resa.

Sicché ti respiro
così come il condannato
che annusa l’ultimo anelito
della propria vita che sfugge
ma sa che ne è valsa la pena
di morire per il tuo amore.

  N° 3329 - 19 ottobre 2017

                                                   Il Custode

domenica 8 ottobre 2017

LEGGENDA DI UN CACCIATORE

...Ed il lupo seguì cappuccetto
oltre la radura, la cascata ed il lago
fino al centro dell’oscura foresta
dove il sole non osava entrare.

Quando vide il cacciatore arrivare
i suoi occhi di gemme pacifiche
diventarono come dardi infuocati
scagliati alla volta dell’uomo.

Era colui che abbandonò Biancaneve
a morire di stenti ed inedia
dopo averne abusato del corpo
che la colpa ricadde sui sette nani.

Sicché gridò a lei di fuggire
proteggendola da quelle mani protese
avide della sua pelle innocente
da farne scempio e miseri resti.

Però il cacciatore fu scaltro
e sparò alla testa del lupo
dopo abusò di quella bambina
e la lasciò agonizzante tra i fiori.

In un lampo si sparse la voce
dell’immensa tragedia accaduta
ed accorsero persone e poi cerbiatti
tutti ebbri di ira e dolore imponente.

Ed essi giunsero all’oscura foresta
dove il lupo giaceva in un canto
il cacciatore stringeva al suo petto
il sanguinante cadavere di cappuccetto.

E fu così che nacque la leggenda
che ne fece un impavido uomo
che aveva affrontato ed ucciso la bestia
divoratrice di giovanissime vittime.

Portato in trionfo al villaggio
l’eroe fasullo e dal sorriso beffardo
si compiacque dell’enorme ignoranza
dei villici che lo onoravano ed acclamavano.

E tornò spesso all’oscura foresta
belva in attesa tra la vegetazione
di un nuovo lupo da sacrificare
per poi abusare di un’altra bambina.

  N° 3328 - 8 ottobre 2017

                                              Il Custode

venerdì 6 ottobre 2017

UN MONTAGNARD

Sulle montagne vivevo
sotto di me, la verde giungla
da dove giungevano i tuoni
ed i lampi della battaglia
a coprire i canti gridati
dall’uccello sarto in amore.

Si inerpicavano per la collina
imprecazioni e lamenti
di parole che non conoscevo
mentre i soldati di Francia
saltavano sopra le mine
seminate lungo i sentieri.

Io non capivo la guerra
mio malgrado dovevo subirla
poiché ero oggetto di scherno
e di odio da parte del vietminh
che mi riteneva complice
e vile sgherro dell’invasore.

Ma con la fedele capra
ed il bastone al mio fianco
io salivo le irte salite
fino alle grotte nascoste
era là che io mi sedevo
ad osservare il tramonto nascente.

Come il bambù del Mekong
io restavo in totale silenzio
e non attendevo null’altro
che la tempesta passasse
e gli uomini, creature stupide
smettessero di darsi la morte.

E però ho aspettato a lungo
che non so per quante lune
fino a quando, a Dien Bien Phu
il vietminh, come fanno le talpe
ha scavato interminabili tunnel
ed ha ucciso tutti i francesi.

Sulle montagne io vivo
sotto di me, la verde giungla
i cadaveri ora consumano
sotto il sole, in balìa del monsone
io guardo oltre le nuvole
una nuova tempesta in arrivo.

  N° 3327 - 6 ottobre 2017

                                              Il Custode

venerdì 29 settembre 2017

SURREALE

E ti promisi un amore
che ti recò umiliazioni
dopo ferite profonde
nel nucleo della tua anima.

E di notte, alla notte
io raccontai il tuo sangue
infine la surreale menzogna
del mio bisogno di te.

E però tu mi seguisti
nella mia mente intricata
trovando di me il silenzio
ed ancora percosse e delirio.

Il lampo di un uragano
si abbatté sopra il tuo viso
bellissimo e facile preda
delle mie mani violente.

Nel buio che uccise la luce
io convinsi la tua ombra
a dimorare ai miei occhi
quale ultimo sogno spezzato.

Tu, passione fatta di cenere
che il vento recò all’oblio
io vomitai il tuo respiro
poiché mi credetti il tuo dio.

  N° 3326  - 29 settembre 2017

                                                     Il Custode

mercoledì 27 settembre 2017

MACAIA

Tu fosti un antico amore
quando eravamo ancora bambini
e per le vie della città
la macaia ci troncava il respiro
eppure avevamo mille pensieri
da gridare verso le cancellate.

Nel frattempo tu mi stringevi
quando, giù, dall’alessandrino
arrivarono tribù di mandrogni
forse sinti, oppure saraceni
e si fermarono al campo nomadi
mentre noi ne avevamo paura.

Dal mare di gabbiani e riflessi
si avanzava l’aria rovente
fu per questo che sopra la sabbia
si posarono i nostri vestiti
il sesso noi lo pensammo a lungo
ma farlo fu una magia improvvisata.

I vecchi marinai, sulle banchine
intrecciavano le reti da pesca
mugugnavano in dialetto stretto
ma sorridevano de nostri visi
fatti di sogni ed ingenua speranza
da raccontare agli spifferi d’aria.

Odore bellissimo di menta e limone
dai giardini della Genova borghese
e crose ripide da salire di corsa
per dimostrare chissà che cosa
forse che tu fosti un primo amore
ma io ricordo a malapena il tuo nome.

  N° 3325 - 27 settembre 2017

                                                   Il Custode