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giovedì 28 dicembre 2017

APOLIDE

Non ho più una patria
né tantomeno speranza
svenduto è il mio futuro
per pochi voti e molti denari.

Nell’invisibile confine
io resto in balìa del limbo
ed ammiccano potenti e profughi
gli uni complici degli altri.

Il vento mi reca i lamenti
di chi giace disilluso
dalle menzogne dei burattinai
infami artefici del mio esilio.

Mi dolgo della mia cecità
adesso che vago nel nulla
e vorrei calpestare le terre
che furono mie per diritto.

Nessun sole, né alcuna luna
solamente una fitta nebbia
giungono voci, parole straniere
che non tollero e non comprendo.

Non ho più una patria
attendo solo la fine dei giorni
ingannato è il mio destino
da pochi sogni e molta ipocrisia.

  N° 3339 - 28 dicembre 2017
  
                                                   Il Custode

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