Non c’è un
solo pertugio
che mi consenta di entrare
dentro il tuo gelido cuore
laddove io ero di casa.
Dannato è il
mio ricordo
che tu hai spazzato via
così come è la mia anima
distante dalla tua clemenza.
Quale fu mai
quel crimine
che mi scacciò dai tuoi occhi?
Condannato, e non vi è redenzione
a scontare l’oblio perdurante.
Sulle mie
dita, il tuo amore
e gocce di sangue dolcissimo
che mescolato alle lacrime
irride un dolore straziante.
Perduto in un
cielo di tenebre
osservo transitare le stelle
e tu eri la mia unica luna
adesso, soltanto disperazione.
N° 3335 - 11 dicembre 2017
Il Custode
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