Coleotteri rapidi
ed affamati
portatori di antiche sventure
sul mio mantello di falene morenti
nella mia bocca che vomita vento.
Piaghe d’Egitto
alquanto voraci
le locuste conquistano il cielo
e si alzano in volo dalle mie mani
che si spalancano verso la notte.
Io ho i
capelli di mosche e di luna
dalle narici mi fuoriescono ragni
sono artefice di un’oscura tregenda
una tragedia relegata in un canto.
E le farfalle,
un tempo arcobaleno
ora sbiadiscono come rune di ruggine
sputano sangue sopra fiori appassiti
e dopo muoiono senza alcun lamento.
Orgia di
scarafaggi in pieno delirio
sopra la terra sotto la quale dimoro
ogni tanto qualche verme si ferma
per un tea da sorseggiare d’un fiato.
Sono signore
di insetti e di ferite
quelle che infliggo a chiunque io amo
la mia anima è in balìa delle api
e come polline si perde molto lontano.
N° 3082 - 26 febbraio 2016
Il Custode
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