Ho ancora
nelle narici
l’odore della disperazione
ed il fuoco che bruciava le tende
il sangue che tingeva il deserto
ho ancora nelle narici
il sudore dei soldati a cavallo.
Le donne,
supine come conchiglie
proteggevano i loro bambini
ma i proiettili, alquanto insolenti
non davano scampo a nessuno
le donne, supine come conchiglie
si arenavano sopra la sabbia.
Ho disceso il
fiume arido
inseguito dai cespugli secchi
che danzavano come sciamani
al suono di un vento robusto
ho disceso il fiume arido
oltre il teschio dell’anziano bisonte.
Questa terra
mi apparteneva
la dividevo con il lupo ed il puma
ma ogni volta che io uccidevo
pregavo l’anima del mio avversario
questa terra mi apparteneva
ed apparteneva all’intera natura.
I tamburi al
di là della valle
quasi un’elegia per la mia gente
e la prateria adesso è una distesa
di cadaveri dall’età indefinita
i tamburi al di là della valle
campane a morto per la mia tribù.
Io giacevo e
non respiravo
sotto il cactus, sotto gli avvoltoi
avevo perso mocassini e pugnale
e la mia vita…però non le lacrime
io giacevo e non respiravo
sotto il cielo, per mano degli europei.
N° 3079 - 22 febbraio 2016
Il Custode
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