Sento il tuo
respiro
e pare un tuono assordante
nel buio, lungo le scale
tu sei una serpe che striscia
verso di me che paralizzato
mi rassegno al tuo ritorno.
Io so quanto
mi odi
è così da quando ti ho uccisa
ma non pensavo che tu tornassi
nella notte, sotto il diluvio
assetata di vendetta
affamata della mia anima.
Sicché io
spalanco la porta
tenerla sbarrata non ha senso
non sarebbe questo a fermarti
a placare la tua ira immensa
io resto in attesa, nell’ombra
con lo sguardo fisso al ballatoio.
Supplicarti è
una stupida cosa
quanto spiegarti le mie ragioni
ho provato un’estrema emozione
nel portati via la tua vita
adesso accetto il mio destino
non c’è posto dove potrei fuggire.
Cigola un
lamento il parquet
mentre entri nella mia stanza
tu sei pallida, comunque bellissima
d’improvviso io non ho più paura
mi abbandono al tuo ultimo bacio
e di colpo il mio cuore si ferma.
N° 3083 - 29 febbraio 2016
Il Custode