Ricordi quelle
lacrime?
Scendevano come un torrente
e travolgevano argini e limiti
dei nostri cuori disperati.
I tuoi occhi,
simili a fiamme
ti illuminavano il viso
ed io avrei voluto baciarlo
ma tu saresti morta ancora
avrei voluto parlarti d’amore
ma l’amore giaceva in un canto.
Ricordi quella
più salata?
Si impigliò sulle mie labbra
e come se fosse marijuana
mi fece perdere il senno.
Aveva un
sapore afrodisiaco
però la consistenza dell’acido
e scavava dentro la mia carne
una buca che non sanguinava
la ferita era nell’anima
e bruciava come cenere e lava.
Ricordi quella
più grande?
Crollò sopra il pavimento
provocando un rumore sinistro
fastidioso quando il grido del vento.
Adesso io vivo
di sola inerzia
dal giorno in cui scelsi la solitudine
la tua ombra è troppo distante
per percorrere la mia notte
io, in bilico tra la vita e la morte
ed ho ancora bisogno di te.
N° 2845 - 17 gennaio 2015
Il Custode
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