Io sono a
terra
e ti imploro
qualcosa che non conosci
chissà se oltre il tuo sguardo
tu sei un uomo migliore
di quello che mi appari.
Distratto
dagli scorpioni
che conoscono il mio destino
e fuggono sopra le dune
io sono in ginocchio
e ti supplico
ma pondero ogni parola.
Però è
soltanto una visione
la luce di pietà nella tua anima
io sono supino
e ti osservo
affondo sopra la sabbia
di questo deserto rovente.
Tu gridi
qualcosa di stupido
una frase ascoltata altre volte
-Allah akbar!-
Quale menzogna ignobile!
Io sono qui penitente
e tu mi fai paura.
La tua lama mi
taglia la gola
io sono disteso
e mi agito
ma le mie forze migrano
sul dorso del mio respiro
che diventa un lamento flebile.
Il sangue
schizza copioso
sulla mia tuta arancione
decapitato e dopo umiliato
da te, fottuto fanatico
e però il dolore è trascorso
io, adesso, sono il passato.
N° 2841 - 8 gennaio 2015
Il Custode
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