Con i miei
occhi, io sbircio
un pertugio sopra il terreno
dove avevo visto scivolare
la parte migliore del tuo sorriso
domanderò alla giovane talpa
di riportarlo alla superficie.
Poiché eri
macchia di inchiostro
nera quanto la notte intera
io ho rinchiuso il tuo profumo
dentro un otre rubato al vento
ogni tanto lo apro e ti sento
e rammento perché ti ho amata.
Ma chiedo
clemenza alla luna
che se mai la marea si alzasse
ti lascerebbe in balìa dell’onda
di un oceano che pare cattivo
mentre invece è soltanto travolto
dalla tua straordinaria bellezza.
Le mie dita
percorrono il pertugio
fino a carezzare i tuoi capelli
e mi sembra di sfiorare la seta
di un crepuscolo a picco sul mare
tu sei salsedine, ed eri l’amore
il destino rincorso e perso nei secoli.
N° 3314 - 15 agosto 2017
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento