Io fui polvere
e fango
poi ancora materia pensante
e ritto sulle mie zampe
calpestai cadaveri e zolle.
Nella fretta
di essere uomo
mutai pelle e inventai parola
incurante di suppliche e lacrime
come un dio dal perduto regno.
Sangue rancido
nelle mie vene
io che nacqui da una maledizione
seminai vento, infine delirio
la tempesta fu il mio solo raccolto.
Millantai
indecorosa grandezza
conquistata con la sopraffazione
poiché io fui quella evoluzione
che mai avrebbe dovuto essere.
N° 3318 - 21 agosto 2017
Il Custode
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