Aida senza
sogni
né ricordi
diceva antiche stelle
alle falene
da sopra al davanzale
annusò il tramonto
poi spalancò il sorriso
e le sue ali.
E nella fretta
di volare
lei scordò
il suo acciarino magico
ma luce intensa
dentro la notte oscura
che la luna dipinse
di argento e di grano
dopo ebbe mille parole
di bellissima poesia
da scrivere agli occhi suoi.
E fu da tanti
lustri
e molti pianti
che Aida si ferì
all’arcolaio
sembrava fosse un gioco
di quelli da bambina
ma il cuore sanguinò
infine diventò brina.
Nuvole in fuga
in mezzo al cielo
cavalli di lampo e cotone
spersi nel vento
intanto scese la pioggia
sopra l’ultimo respiro
delle foglie sul lago
e le piume delle sue ali
di quando lei se ne andò
e dimenticò di tornare.
N° 3313 - 11 agosto 2017
Il Custode
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