Siedo
e dalla riva del fiume
io ti attendo
ma le acque sono placide
e così è la tua voce
sicché io ti ascolto
e mi pervade la noia.
Allora ti
immagino
nuda
ciononostante bellissima
quasi una farfalla notturna
che vola distante da me
ed io allungo la mano
sulle dita la tua polvere d’ali
e tu non sai più volare
cadere è soltanto un istante.
E penso
di ricamare il tuo bel viso
sopra il mio giubbotto di pelle
all’altezza della spalla destra
dove io, voltandomi
ti avrei dentro i miei occhi
e ricorderei perfino il tuo nome.
Ma cammino
a piedi scalzi e sanguinanti
sopra la lenza sottile
per ritrovare il tuo viso
e col tuo viso le labbra
da baciare e dopo mordere
benché non sarebbe l’amore
ma nulla di più che il pretesto
per ammazzare la noia.
N° 3057 - 7 dicembre 2015
Il Custode
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