Il primo di
noi si alzò
intanto sanguinava dal naso
e raccolti i propri frammenti
egli corse incontro all’inferno.
Sicché giunsero
mille scintille
e schegge di metallo rovente
lui si è voltato, ha sorriso
dopodichè è caduto nel fango.
Noi, stipati
nelle nostre trincee
come dei topi dentro la stiva
lo vedemmo oltre il filo spinato
strisciare come fosse una serpe.
Lontano i
mortai rintronavano
colpi di tosse nel cielo plumbeo
che grigio, quasi fosse emaciato
rendeva il paesaggio spettrale.
Distanti,
simili ad occhi di demone
i bagliori dei proiettili sparati
da ragazzi i quali terrorizzati
ci uccidevano pur di non morire.
E però il sole
si era stancato
di restare nascosto nell’ombra
allora stese i suoi raggi sui campi
ed illuminò l’intera pianura.
Noi sentimmo
grida ed imprecazioni
poi un silenzio che non comprendemmo
ma strisciando come fosse una serpe
il primo di noi adesso tornava.
La sua bocca
era un fiume di sangue
il petto una voragine profonda
tra le sue mani la bandiera nemica
fu così che egli morì da vero eroe.
N° 3063 - 22 dicembre 2015
Il Custode
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