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giovedì 31 dicembre 2015

SCINTILLA

Proprio in fondo al tuo sguardo
e pare intenda ammazzarmi
eppure io non me ne curo
l’amore mi lascia perplesso.

Penetra nelle mie pupille
brucia gli anfratti dell’anima
scintilla forse fatta di fiamma
alla quale io resto insensibile.

Raccolgo i miei stracci
non lascerò nulla di me
stretto fra i tuoi denti affilati
in mezzo ai tuoi miseri artigli.

Se mai ti dovessi odiare
dimostrerei capacità di pensare
mentre svuotato ed apatico
mi crogiolo nella mia solitudine.

Un altro secolo sprecato
che scaravento dentro il cestino
e con la benzina e la rabbia
lo brucio fino a ridurlo in cenere.

Tu mi osservi ancora
ingenua quanto la persona che beve
ma io ti volto le spalle
ed affronto i miei ultimi rimpianti.

  N° 3065 - 31 dicembre 2015

                                                      Il Custode

lunedì 28 dicembre 2015

LEGAMI

Legami ed abusa di me
tu, divoratrice dell’anima
adesso altissima onda
che sommerge le mie difese
ed io in breve divento
un’isola alla deriva.

Malefica e demoniaca
dal bacio che marchia la pelle
tu, amore mio e perdizione
maledizione nella mia mente
amami e dopo scacciami
ed io farò a meno di te.

Nera eppure così limpida
da mostrarmi l’intero cammino
che mi conduce verso il delirio
alle pendici di una fossa profonda
in cui è sepolta la mia ragione
in balìa dei vermi e delle formiche.

Ma tu sei bella quanto il crepuscolo
come il rogo che reca all’eterno
allora colpiscimi fino ad uccidermi
io ti sarò grato per sempre ed oltre
per avermi insegnato l’oblio
e però ne è valsa la pena.

  N° 3064 - 28 dicembre 2015

                                                        Il Custode

martedì 22 dicembre 2015

IL PRIMO DI NOI

Il primo di noi si alzò
intanto sanguinava dal naso
e raccolti i propri frammenti
egli corse incontro all’inferno.

Sicché giunsero mille scintille
e schegge di metallo rovente
lui si è voltato, ha sorriso
dopodichè è caduto nel fango.

Noi, stipati nelle nostre trincee
come dei topi dentro la stiva
lo vedemmo oltre il filo spinato
strisciare come fosse una serpe.

Lontano i mortai rintronavano
colpi di tosse nel cielo plumbeo
che grigio, quasi fosse emaciato
rendeva il paesaggio spettrale.

Distanti, simili ad occhi di demone
i bagliori dei proiettili sparati
da ragazzi i quali terrorizzati
ci uccidevano pur di non morire.

E però il sole si era stancato
di restare nascosto nell’ombra
allora stese i suoi raggi sui campi
ed illuminò l’intera pianura.

Noi sentimmo grida ed imprecazioni
poi un silenzio che non comprendemmo
ma strisciando come fosse una serpe
il primo di noi adesso tornava.

La sua bocca era un fiume di sangue
il petto una voragine profonda
tra le sue mani la bandiera nemica
fu così che egli morì da vero eroe.

  N° 3063 - 22 dicembre 2015

                                                       Il Custode

lunedì 21 dicembre 2015

UN DIO

Sono stato uno stupido
presuntuoso fino al midollo
ed ho generato una stirpe di folli
ai quali io ho consegnato
il destino dell’intero Creato.

E mi spavento
poiché modellati a mia somiglianza
adesso io ne ho la certezza
che questi mostri privi di anima
sono il riflesso della mia immagine.

Ma non mi rincuora
sapere che esistono buone persone
perché i violenti, seppure in minoranza
regnano e guidano le popolazioni
hanno un potere nettamente maggiore.

Un Dio megalomane
che solamente gli stolti idolatrano
mentre coloro che hanno coscienza
mi hanno oramai mascherato da tempo
e mi evitano come io fossi un morbo.

  N° 3062 - 21 dicembre 2015

                                                       Il Custode

venerdì 18 dicembre 2015

L'UOMO CHE AFFONDA

Precipito
e lentamente, agonizzando
raggiungo il fondo del fondo
e varco la soglia dell’inferno
è proprio là che la mia anima
troverà un rifugio sicuro.

Non mi pento
dell’aver bestemmiato un Dio
che senza alcun ripensamento
ha fatto poltiglia, poi cenere
del mio cuore malandato
del mio sorriso alienato.

Nessun rimpianto
poiché l’amore è filo spinato
che lacera muscoli e carne
è la caduta nella tela del ragno
ad attendere la propria morte
quale destino ineluttabile.

È tempo di andare
ad affrontare l’oscura voragine
con la pace dell’apatia
poche le voci, ancor meno gli sguardi
solamente sussurri e bisbigli
mi accompagno verso il grande buio.

  N° 3061 - 18 dicembre 2015

                                                       Il Custode

sabato 12 dicembre 2015

DOPO L'AMORE, IL SILENZIO

Dopo l’amore, il silenzio
e nel silenzio io sentivo lo stridere
del tuo dolore sul pavimento
mentre la mia ombra arrancava
per sollevarlo dalle mattonelle.

Passata la sbornia avevi compreso
che saresti rimasta da sola
sola per sempre, come ogni volta
imprigionata dentro la tua mente
una falena nella tela del ragno.

Io avevo già raccolto la giacca
e con la giacca la mia passione
intanto, diretto alla porta di uscita
mi chiedevo quale fosse il tuo nome
benché, in realtà, non mi importasse.

Non comprendevi la tua solitudine
sicché non sapevi come cambiarla
tra le mie unghie l’intera tua pelle
era l’unico ricordo che rammentavo
dell’ultima notte trascorsa con te.

Fuori la notte era bellissima
aveva ancora l’odore di pioggia
una carezza ad un gatto randagio
che si strusciava sulla mia gamba
frattanto io respiravo la libertà.

  N° 3060 - 12 dicembre 2015

                                                         Il Custode

giovedì 10 dicembre 2015

IO SONO LA STORIA

Avevo freddo nella caverna
ed ogni giorno dovevo combattere
per procurarmi il cibo, per sopravvivere
e non diventare ambita preda
delle belve affamate, delle altre tribù
di chiunque intendeva rubarmi la vita.

La foresta era popolata di suoni
e di animali strani, dagli strani colori
ho chiuso gli occhi un solo istante
al mio risveglio non ero più nudo
avevo l’elmo ed avevo la corazza
ed una spada piuttosto pesante.

Nel cielo volavano nuvole e falchi
oltre i monti sentivo l’urlo dei draghi
e le femmine, seppure troppo vestite
avevano grazia ed immensa bellezza
il mio castello era di robuste pietre
ma non resisteva alle catapulte.

Erano i primi anni della polvere
che esplodeva uccidendo persone
d’improvviso in un posto piuttosto distante
dalla mia patria e dalla mia gente
dicevano essere il Medio Oriente
zolle contese da arabi e crociati.

Nel cuore una ferita che mi bruciava
era la morte, ma non era che un attimo
presto ho ripreso a vedere immagini
dentro la piazza, in mezzo alla folla
davanti a me le altissime fiamme
e tra le fiamme le donne ardevano.

Si vociferava fosse il volere di Dio
eppure quel Dio non c’entrava nulla
nella moria di pseudo streghe ed eretici
dentro le anguste celle o sopra il rogo
i vescovi accumulavano potere e ricchezza
i cardinali godevano del corpo dei bimbi.

E però quegli umani, creature stupide
impreparate a vivere nella pace…
si susseguirono potenti e dittatori
che pianificavano nuove battaglie
e rivoluzioni dagli artefatti ideali
con il solo scopo di possedere ogni cosa.

Io mi riposavo in un fondale profondo
che pensavo fosse il letto del lago
ma era un cratere, figlio di un mortaio
in un paesaggio che pareva l’inferno
ovunque membra, arti d’uomo e dolore
nell’aria i lamenti dei moribondi.

Erano trascorsi secoli e lune piene
da quando io emisi il mio primo vagito
avevo imparato a camminare eretto
a pensare pensieri che sembravano saggi
ciononostante potevo ancora osservare
la distruzione di ciò che era stato creato.

E percorsi i campi di sterminio e lavoro
dalla Russia antica alla Corea del Nord
sempre vedendo il terrore e la pazzia
negli sguardi delle vittime e dei carnefici
mentre scomparivano le civiltà importanti
dei pellerossa, degli aztechi e degli incas.

La schiavitù che pareva oramai abolita
tornò ad imperversare sopra il pianeta
sicché la lezione che credevo impartita
non fu mai recepita con estrema dovizia
ed io muoio e rinasco benché il destino
non mi appartiene…questa è la mia rabbia.

Io, invenzione dell’umanità malata
ho avuto inizio all’alba dei tempi
e non conosco quale sarà il mio futuro
né quando si fermerà il mio cammino
poiché io sono stata e sarò la Storia
che fu scritta di sangue e di lacrime.

  N° 3059 - 10 dicembre 2015

                                                        Il Custode

mercoledì 9 dicembre 2015

UN CUORE STRAPPATO

Con il coltello e le dita
per aprire il tuo sterno
ma mi sporco di sangue
però il sangue mi piace.

Con l’ago e con il ditale
e dopo il filo di cotone
io rammendo il tuo cuore
che ho strappato dal petto.

La tua espressione non muta
tu non ritrovi il respiro
io sono deluso e mortificato
per averti ammazzata.

Sicché tratteggio il tuo viso
con i polpastrelli e le unghie
quasi a volerti solleticare
per vederti ridere ancora.

Con le labbra e la lingua
sull’ovatta delle tue guance
per dimostrarti quell’amore
al quale tu non hai mai creduto.

Con lo sguardo e con le parole
ed il primo accenno di lacrima
io ti stringo e ti parlo
e ti domando perdono.

  N° 3058 - 8 dicembre 2015

                                                      Il Custode

martedì 8 dicembre 2015

DELITTO D'INVERNO (8 DICEMBRE 1980)

La città aveva disperatamente
protetto il suo eroe
quell'uomo dagli occhiali a lenti tonde
ed i capelli color marmotta
che si posavano lentamente
sulle sue spalle.

C'era stato un grande silenzio prima di riprovare
(Proprio come) Ricominciare
quell'uomo che per gioco
aveva creato una generazione
oggi non canterà più la sua dolce nenia
al suo bel bambino (Caro bambino).

Molti lo ricordano ancora
mentre grida con angoscia al mondo:
"Ti sto perdendo"
oppure rifiuta il cibo
e fa lo sciopero a letto
per disapprovazione verso la violenza.

Quella notte che disse:
"Felice natale (La guerra è finita)"
e rifiutò con orgoglio
l'MBE della Regina.

Quante le lacrime versate
sul suo corpo steso sull'asfalto
davanti al Dakota hotel (8 dicembre 1980)
con il sangue che cadeva
come fosse rugiada
e ci lasciava soli a ripensare
a quelle immagini
che egli ci aveva regalato.

Come potremo cancellare
la sua ombra sul nostro muro?
Piccolo, vecchio delinquente
dei tempi di Amburgo
il cui unico grande torto
era forse l'amore per la cara Yoko.

Lui giovane intellettuale autoritario
che con il suo amico Paul
aveva portato al mondo
una occasione in più per esistere
sussurrando semplicemente:
"Tutto ciò di cui hai bisogno è amore.”

Quante le critiche e quante le lotte
che per lui erano come nebbia al sole
quanto lo ho amato, John
no, non è assurdo
nella sua cipolla di vetro
ho trovato un qualcosa in più
la giusta dimensione al mio essere
ed oggi solo le sue canzoni
possono darmi quella pace dell'anima
ed una luce che mi guidi
verso il domani sconosciuto
...grazie, John.

  N° 371 - 13 maggio 1983

                                                Il Custode

lunedì 7 dicembre 2015

LA NOIA

Siedo
e dalla riva del fiume
io ti attendo
ma le acque sono placide
e così è la tua voce
sicché io ti ascolto
e mi pervade la noia.

Allora ti immagino
nuda
ciononostante bellissima
quasi una farfalla notturna
che vola distante da me
ed io allungo la mano
sulle dita la tua polvere d’ali
e tu non sai più volare
cadere è soltanto un istante.



E penso
di ricamare il tuo bel viso
sopra il mio giubbotto di pelle
all’altezza della spalla destra
dove io, voltandomi
ti avrei dentro i miei occhi
e ricorderei perfino il tuo nome.

Ma cammino
a piedi scalzi e sanguinanti
sopra la lenza sottile
per ritrovare il tuo viso
e col tuo viso le labbra
da baciare e dopo mordere
benché non sarebbe l’amore
ma nulla di più che il pretesto
per ammazzare la noia.

  N° 3057 - 7 dicembre 2015

                                                      Il Custode

domenica 6 dicembre 2015

QUEI RESTI

La magia del temporale…
e l’acqua scesa dai monti
ha scosso la terra ed i fiori
io quasi avevo scordato
il tuo corpo sotto la quercia
sepolto con estremo garbo.

Un sussurro sovrasta il tuono
di parole che non si formano
ed io domando alla luna piena
che mi guida lungo il sentiero
mentre annuso il profumo di viola
e calpesto innocenti formiche.

Cosa sarà stato dei tuoi resti
durante questa notte bellissima?
Notte di tregenda e di vento
che scuote le cime degli alberi
e li avvolge nel gelo d’inverno
li percuote con la pioggia battente.

Vicino alla casa del nibbio
ecco dove io ti ho seppellita
e però adesso il tuo giaciglio
non è altro che umido fango
il mio sguardo fa breccia nel buio
i tuoi resti scivolano a valle.

Io sono tremendamente deluso
nel vedere che nulla è rimasto
ho scavato e sputato sudore
la mia fatica è andata sprecata
e dovrò attendere il nuovo giorno
prima di tornare a cercarti.

Nei pressi della palude ghiacciata
ecco dove tu ti sei arenata
sotto il sole e con molta pazienza
quella avuta nel farti a pezzi
recupererò ogni tuo frammento
e lo riporterò alla sua dimora.

  N° 3056 - 6 dicembre 2015

                                                      Il Custode

venerdì 4 dicembre 2015

TI STO IMPARANDO

Ti sto imparando per caso
un po’ annoiato dai tuoi pensieri
da qualche parte
il tuo amore è insistente
quanto la mano di un mendicante.

Nella tasca ho poche monete
che certo non mi potranno bastare
per viaggiare lontano da te
dai tuoi occhi di ceralacca
impigliati sopra le mie ferite.

Ho un bicchiere con l’ultimo sorso
di un veleno trangugiato bollente
mi ha bruciato il palato e l’anima
adesso io lo urino in un angolo
su ciò che rimane della tua foto migliore.

Questo maledetto buco nel cuore
lascia filtrare l’acqua piovana
le mie ossa diventano ruggine
che ben presto mi infetterà il sangue
ed io non avrò altro da bere.

Ma mi laverò il viso con cura
per spazzare via il tuo primo bacio
che se mai ne assaggiassi il profumo
potrei chiedertene un altro ancora
e la mia pelle sarebbe perduta.

Ti sto imparando e me ne pento
però mi arrendo alle tue parole
mi fanno smarrire la direzione
sicché io potrei fuggire o restare
tanto la morte arriverà comunque.

  N° 3055 - 3 dicembre 2015

                                                      Il Custode

martedì 1 dicembre 2015

IL GRIDO DELLA SCIMMIA

Liberami!
Tu, miserabile aguzzino
seduto alla tua tavola
godi nel sentirmi gridare
nel vedere la mia rabbia
diventare quasi pazzia.

Hai fame
Sicché hai scelto me
hai scelto il mio cervello
quale tuo pasto prelibato
dunque mi provochi, mi istighi
affinché io perda il controllo.

Lasciami andare
tu, bestia immonda e malvagia
in balìa del tuo sadismo
il mio sangue scorre veloce
ed invade l’intero mio cranio
questo provoca il tuo piacere.

Sordo ed insensibile
ti compiaci nel vedermi agitare
seppure io sia qui legata
ad attendere la morte arrivare
tu vedrai il mio cranio aprirsi
il mio sguardo di colpo spengersi.

Liberami!
Tu, maledetto carnefice
o dunque uccidimi in fretta
e poni fine al mio supplizio
che non ti basta saziarti di me
tu pretendi persino di deridermi!

  N° 3054 - 1 dicembre 2015

                                                     Il Custode