Avevo freddo
nella caverna
ed ogni giorno dovevo combattere
per procurarmi il cibo, per sopravvivere
e non diventare ambita preda
delle belve affamate, delle altre tribù
di chiunque intendeva rubarmi la vita.
La foresta era
popolata di suoni
e di animali strani, dagli strani colori
ho chiuso gli occhi un solo istante
al mio risveglio non ero più nudo
avevo l’elmo ed avevo la corazza
ed una spada piuttosto pesante.
Nel cielo
volavano nuvole e falchi
oltre i monti sentivo l’urlo dei draghi
e le femmine, seppure troppo vestite
avevano grazia ed immensa bellezza
il mio castello era di robuste pietre
ma non resisteva alle catapulte.
Erano i primi
anni della polvere
che esplodeva uccidendo persone
d’improvviso in un posto piuttosto distante
dalla mia patria e dalla mia gente
dicevano essere il Medio Oriente
zolle contese da arabi e crociati.
Nel cuore una
ferita che mi bruciava
era la morte, ma non era che un attimo
presto ho ripreso a vedere immagini
dentro la piazza, in mezzo alla folla
davanti a me le altissime fiamme
e tra le fiamme le donne ardevano.
Si vociferava
fosse il volere di Dio
eppure quel Dio non c’entrava nulla
nella moria di pseudo streghe ed eretici
dentro le anguste celle o sopra il rogo
i vescovi accumulavano potere e ricchezza
i cardinali godevano del corpo dei bimbi.
E però quegli
umani, creature stupide
impreparate a vivere nella pace…
si susseguirono potenti e dittatori
che pianificavano nuove battaglie
e rivoluzioni dagli artefatti ideali
con il solo scopo di possedere ogni cosa.
Io mi riposavo
in un fondale profondo
che pensavo fosse il letto del lago
ma era un cratere, figlio di un mortaio
in un paesaggio che pareva l’inferno
ovunque membra, arti d’uomo e dolore
nell’aria i lamenti dei moribondi.
Erano trascorsi
secoli e lune piene
da quando io emisi il mio primo vagito
avevo imparato a camminare eretto
a pensare pensieri che sembravano saggi
ciononostante potevo ancora osservare
la distruzione di ciò che era stato creato.
E percorsi i
campi di sterminio e lavoro
dalla Russia antica alla Corea del Nord
sempre vedendo il terrore e la pazzia
negli sguardi delle vittime e dei carnefici
mentre scomparivano le civiltà importanti
dei pellerossa, degli aztechi e degli incas.
La schiavitù
che pareva oramai abolita
tornò ad imperversare sopra il pianeta
sicché la lezione che credevo impartita
non fu mai recepita con estrema dovizia
ed io muoio e rinasco benché il destino
non mi appartiene…questa è la mia rabbia.
Io, invenzione
dell’umanità malata
ho avuto inizio all’alba dei tempi
e non conosco quale sarà il mio futuro
né quando si fermerà il mio cammino
poiché io sono stata e sarò la Storia
che fu scritta di sangue e di lacrime.
N° 3059 - 10 dicembre 2015
Il Custode