Ne sento
ancora l’odore
persistente, persino sgradevole
e giunge dalla mia anima
dagli spifferi dei miei ricordi.
Le immagini
cadono a pioggia
e danno un senso ai miei pensieri
di quando io ti pensavo
come tu fossi l’ultimo approdo.
Il mio respiro
insegue il cielo
e laddove io ti lasciai cadere
si alza ed assume la forma
di ciò che fu la tua bellezza.
Stalagmiti e
vetri infranti
questo fu il mio cammino
a piedi scalzi sulla solitudine
incespicavo sopra il mio sangue.
Adesso sento
davvero freddo
quasi fosse iniziato l’inverno
ma tiro un sospiro di sollievo
perché non è che il gelo dell’addio.
Fai la strada
che devi fare
io il silenzio che desidero
nelle tasche ho le tue parole
e negli occhi la tua inconsistenza.
Tu mi hai
strappato la vita
e però, distratta come ogni volta
hai dimenticato nella mia mente
i resti maleodoranti del tuo amore.
N° 3268 - 17 aprile 2017
Il Custode
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