…Non lasciare che finisca
quell’amore assai ingrato
che la luna raccontò
ad un gatto della notte.
Ed il gatto lo
raccolse
con dolcezza tra le labbra
e lo lasciò sullo zerbino
di una strega solitaria.
E la strega,
diffidente e triste
pensò fosse un incantesimo
e mescolandolo alle lacrime
ne fece una pozione di sangue.
Ma la pozione,
in un’ampolla
come frammento di rubino
scintillò dentro le tenebre
ed attrasse una gazza brigante.
La gazza scese
e rubò l’ampolla
poi scomparve in mezzo al cielo
ma quel peso era eccessivo
sicché il carico le cadde.
E le cadde
dentro la tasca
di un poeta di passaggio
che assetato per i troppi pensieri
bevve e perse la sua anima.
E per ritrovare
l’anima
attraversò il lago e il bosco
in mezzo ai rovi e tra le spine
dove il buio era più fitto.
Nel buio, una
sola luce
giungeva dalla casa della strega
ed egli si vestì da demone
per sedurre quella donna.
Ma quella
donna era bella
quanto un dipinto in decadenza
e lo intrappolò dentro gli occhi
nel suo letto di mandragore.
Dentro il
letto fino all’alba
gocce di estasi e di libido
poi la strega afferrò il pugnale
e lo spinse nel suo petto.
Dal petto si
alzò una litania
ed un dolore che fu nebbia
e che la luna raccontò
ad un gatto della notte.
…Non lasciare che finisca
quell’amore assai ingrato
l’amore che tu mi hai promesso
e mi ha stritolato il cuore…
N° 3264 - 12 aprile 2017
Il Custode