Non importa
quanto tu corra
i tuoi pensieri sono veloci
sono ombre dentro la nebbia
che ti appaiono all’improvviso
e profumano di dolore intenso
e d’amore, e di foglie oramai secche.
Oltre quel
manto di ovatta
tu non sai cosa ti attende
il castello dalle mura fragili
dove lasciasti entrare il tuo daemon
o forse quella antica foresta
in cui smarristi il libro ed il lupo.
Eppure tu
ancora sobbalzi
ad ogni rintocco del campanile
mentre io sento la tua voce dell’eden
ciononostante non riesco a vederti
sicché trovarti diventa utopia
amarti, il sogno di vita trascorsa.
E però la
fragranza del lago
ti riconduce a ricordi atavici
una ninfea, forse un fiore di loto
che si culla sopra le acque
quelle che furono il tuo giaciglio
dal quale tu non sapesti tornare.
Uno spettro di
catrame e antracite
una memoria che adesso calpesti
ed in bilico sul tuo unico scoglio
tu sanguini ma non te ne curi
ed il sangue misto alle tue lacrime
ingiallisce le rose ed ogni canale.
Passerà questo
secolo oscuro
quanto la notte fra i tuoi capelli
non importa quanto tu chiami
le tue parole sono soltanto vapore
e si perdono dentro la nebbia
quella nebbia che ti ha divorata.
N° 3066 - 4 gennaio 2016
Il Custode
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