Tanfo di morbo
che avanza
e divora muscoli e pelle
adesso guardarmi allo specchio
è una visione che induce al delirio.
Io sono
prossimo alla morte
ma ti porterò insieme a me
oltre la nebbia di Milano
fino all’antro degli inferi.
Reso folle
dalla mia malattia
io non voglio morire in solitudine
sicché ti infetto e ti condanno
a seguirmi incontro all’oblio.
Ho questo
volto oramai deturpato
quanto il cuore che batte nel petto
la mia anima è putrefatta
come potrei provare rimorso?
E marciscono
dentro i calessi
i cadaveri diretti al lazzaretto
questo sarà il mio stesso destino
quando le pustole mi consumeranno.
N° 3068 - 11 gennaio 2016
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento