Mi chiamano uno
poiché fui il primo
catturato e rinchiuso
in questa fottuta gabbia.
poiché fui il primo
catturato e rinchiuso
in questa fottuta gabbia.
Giunsero all'improvviso
sembravano miti e gentili
però nei loro occhi
brillava una luce malvagia.
Dopo si moltiplicarono
e forti dall'essere tanti
gettarono infine la maschera
e mostrarono la loro natura.
Le gabbie crebbero ovunque
costruite per imprigionare
uomini, donne e bambini
che strapparono alla foresta.
Giacché essi vollero tutto
le terre, le pianure e le montagne
nelle quali noi prosperavamo
nel rispetto del cielo e dei fiumi.
I più deboli divennero schiavi
i forti lavoravano i campi
nelle scuole i piccoli imparavano
a disimparare le proprie origini.
Serve da umiliare, le donne
per soddisfare le voglie malsane
di padroni dalla pancia gonfia
e dall'animo dal lezzo di sterco.
E però giunse quella notte
che la luna mi fu propizia
io fuggii portando solo con me
il desiderio di tornare libero.
Ritrovai un pugno di miei fratelli
che si nascosero come selvaggina
e raccontai la mia sete di sangue
alimentata dall'odio per gli invasori.
E tornammo dov'era la prigione
con i pugnali e con i fucili
e liberammo chiunque potemmo
mentre molti morirono in fretta.
Adesso conduco i sopravvissuti
verso un posto che non esiste
dove vivere senza catene
dove morire coi capelli imbiancati.
...Mi chiamano uno
ed ora, per rabbia e vendetta
uccido gli uomini bianchi
'ché mi hanno rubato ogni cosa.
N° 5261 - 5 gennaio 2025
Il Custode