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mercoledì 28 marzo 2018

UN SOGNO D'AMORE

Una bellissima notte
e dentro la notte profonda
questo silenzio avvolgente
è là che io ti amo
fino a morire di te.

Io so che tu non ci sei
lo leggo dentro lo sguardo
che la pallida luna mi offre
onda di lieve tristezza
in fondo ai suoi occhi scuri.

Tornerò a sognarti
incurante del vento crudele
sopra il quale, la tua ombra
si adagia con estremo garbo
dopo svanisce all’orizzonte.

Ti avrò fino all’aurora
verso la prossima vita
e tu sarai sempre bella
l’unica e la sola padrona
del cuore e della mia anima.

  N° 3354 - 28 marzo 2018

                                               Il Custode

lunedì 26 marzo 2018

ANNUSO L'ABISSO


In fondo al baratro
a pochi battiti d’ali
mentre all’orizzonte
il sole diventa invadente
e lascia una decisa carezza
sull’orlo del precipizio.

Io mi volto
quasi che alle mie spalle
mi attendesse il passato
pronto a cambiarsi d’abito
per presentarsi più mite
al cospetto del mio futuro.

Non potrà mai essere
dunque io adesso mi arrendo
e come fossi un animale da preda
annuso l’abisso profondo
dopodichè mi lascio cadere
e di me rimane solo un pensiero.

  N° 3353 - 26 marzo 2018

                                               Il Custode

IL SUO CUORE DI STOFFA


Sicché lei promise un amore
raccolto in una conchiglia
poi rammendato con cura
con l’ago e con l’arcolaio.

Quella fu la mia prima volta
di credere in un sorriso
ma lei aveva l’intera luna
fra le sue labbra di porpora.

Io lo raccontai alla notte
il delirio nella mia anima
giacché volli averla per sempre
per un tempo che era impensabile.

La furia di un maestoso incendio
bruciò l’arcolaio ed il suo amore
e affinché lei scampasse all’oblio
io tentai, infine, di afferrarla.

Ma cieco ed oramai rassegnato
io la sentii svanire nel buio
e rimase fra le mie fredde mani
solamente il suo cuore di stoffa.

  N° 3352 - 25 marzo 2018

                                              Il Custode

lunedì 19 marzo 2018

TI CERCHERO' IN UN'ALTRA VITA

Ti cercherò senza stancarmi
sopra quel campo di battaglia
che si rivelò il nostro amore
ed infine mi quieterò
dentro i tuoi occhi rapaci
di filtri magici e riti satanici.

Con le vene gonfie di lacrime
ognuna figlia dell’onda
ti cercherò sulla riva del lago
dove tu leggi ancora le rune
dopo le racconti ai tuoi demoni
i soli che ti sanno capire.

Chiusa nel buio della tua cripta
tu evochi dalle inferriate
il vento che scuote gli alberi
poi si posa sui tuoi lievi capelli
ti cercherò in quella tempesta
che scatenasti per dirmi addio.

Una luna, una luna soltanto
ti cercherò dentro il suo raggio
nel punto in cui il grano si inchina
sotto il peso dei tuoi anfibi
tu fosti strega, io il tuo giullare
però il mio sangue non ti bastò.

Tra le micosi delle mie unghie
un frammento della pergamena
che recava scritto il tuo nome
ti cercherò sulle braci ardenti
della pira sulla quale bruciasti
proprio mentre io ti baciavo.

Ho una bussola e cento sentieri
dove morire distante da te
io scelgo quello che mi condurrà
verso un posto di docili tenebre
ti ho perduta, però non ricordo
ma ti cercherò in un’altra vita.

  N° 3351 - 19 marzo 2018

                                              Il Custode

sabato 17 marzo 2018

KHE SANH

Noi tutti fummo solo ragazzi
impauriti nelle trincee
che sentivano sotto gli anfibi
talpe o ratti scavare con furia.

Accadeva così ogni notte
fatta di luna o di umide tenebre
in cui il Charlie si preparava
a sferrare l’attacco finale.

Era il Tet, ed era il Vietnam
quando fummo destinati al macello
chissà quanti erano i vietcong?
Di certo troppi per sopravvivere.

Avemmo ricordi sui quali piangere
ed un terrore pudico e silente
forse lo stesso dei nostri nemici
forse di più…ma che cosa importa?

E tornammo, seppure non tutti
alle case, alle nostre vite
a rammentare i morti e gli storpi
noi che fummo soldati a Khe Sanh.

  N° 3350 - 16 marzo 2018

                                               Il Custode

UNA VENDETTA

Quell’amore che tu fosti
non ha alcuna importanza
adesso che stai vomitando
sangue e confusi pensieri
e quelle tue labbra violacee
sono petali oramai putrefatti.

Il mio odio è profondo
la mia anima un’antica voragine
che accoglie il rantolio
della vita che stai abbandonando
che io calpesto sotto le scarpe
fino a farne un’insulsa poltiglia.

Io ricordo qualsiasi parola
che tu hai detto per umiliarmi
probabilmente le pensi ancora
quelle tue frasi al veleno
ma se soltanto tu le avessi taciute
avresti ancora una vita da spendere.

Ma rimpiango di averti voluta
e di averti dedicato i miei giorni
però adesso osservo i tuoi occhi
sperduti in fondo all’oblio
resi ciechi come astri vuoti
ed estirpati per una vendetta.

  N° 3349 - 16 marzo 2018

                                              Il Custode