Eppure
il cielo è terso
e l’aria e la salsedine
in questo fine d’autunno
sembrano essere miti.
Volano alti, i
gabbiani
e tracciano solchi asimmetrici
nel cielo che s’era assopito
dopo planano rapidi
ad accarezzare le onde.
Io osservo
l’orizzonte
chiuso dentro i miei occhi
mi è talmente vicino
che posso quasi toccarlo
fino a cancellarne il profilo.
Tu sei laggiù
o forse sei oltre ancora
e però non mi importa
di quell’amore che fosti
di quello che mai diventasti.
Annuso il
silenzio
il mare al di là degli scogli
e ti dimentico
d’altronde non sei stata altro
che uno stupido, gelido addio.
N°
3220 – 7 dicembre 2016
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