Ti penso
sempre ed ancora
io, perduto nella nebbia
ad inseguire il tuo ricordo
oramai solamente cenere.
Tu, veloce tra
gli alberi
dentro il fitto del bosco
sei un sospiro e sei profumo
nulla che mi appartenga.
D’improvviso
squarcia il cielo
un rumore che pare mannaia
adesso il canto del fagiano
taglia il freddo dell’inverno.
Ma le pietre
scagliate al fiume
sono libellule in picchiata
pochi salti sopra le acque
dopo muoiono sul fondale.
Da qualche
parte, il sole pallido
pare avere trovato un pertugio
e mentre accarezza le foglie
fa brillare le gocce di brina.
Io ti chiamo
con il pensiero
la voce l’ho persa nell’implorarti
ma la tua memoria è un’ombra
sperare di rivederti, un’utopia.
N°
3225 – 25 dicembre 2016
Il Custode
Il Custode
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