In principio,
io mi ricordo
che camminavo carponi
dopo mi sono alzato
ed ho osservato il tramonto
il suo colore di ruggine
sembrava rancido sangue.
Ho visto
persone e animali
calpestare il terreno ai miei piedi
ma i boschi e le pianure
mi appartenevano di diritto
e con le armi e la crudeltà
ho dilaniato chiunque incontravo.
Ho sentito il
vento soffiare
ed aveva l’odore della salsedine
nel grembo recava le voci
e i canti di civiltà lontane
allora ho solcato le acque
per imparare chi essi fossero.
Sopra la tolda
del bastimento
io ero il tuono ed ero il lampo
l’apocalisse pronta a ghermire
i primitivi ed i selvaggi
che sbalorditi dalla mia luce
non ebbero il tempo di trovare riparo.
Verso le mie
radici perdute
dovunque io le avessi lasciate
seppure non era che il pretesto
per continuare a mietere vittime
e provare l’inebriante sapore
di essere un Dio ed essere un demone.
Adesso io
siedo sul trono
e mi compiaccio del paesaggio di morte
intanto medito un nuovo viaggio
alla ricerca di nuove carneficine
per essere l’unico ed essere il solo
ad abitare la terra promessa.
N°
3211 – 4 novembre 2016
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