Translate

lunedì 25 gennaio 2016

IL DANNO

Mi sento confuso
annaspo nella corrente
tradito dal tuo profumo
sicché io sono fottuto
il danno è oramai fatto
e non posso più porvi rimedio.

Ti sto supplicando
non ho dignità né orgoglio
sfuggire via ai tuoi occhi
adesso è la mia priorità
poiché quando ti guardo
io vedo ed imparo l’amore.

Che tu sia maledetta
dacché posasti il tuo bacio
sulla punta delle mie labbra
un incubo senza alcun risveglio
al quale non so sottrarmi
del quale mi abbevero ancora.

Dunque mi quieto
lottare sarebbe pura follia
incatenato al tuo viso bellissimo
io impreco, dopo mi arrendo
il danno è oramai compiuto
io ti apparterrò fino alla morte.

  N° 3071 - 26 gennaio 2016

                                                     Il Custode

venerdì 22 gennaio 2016

UNA PICCOLA MORTE

Forse fu per quelle ferite
sanguinanti dentro la testa
sicché l’anima presto si arrese
ed iniziò a vagare le tenebre.

Ed il tempo pareva un gioco
al quale lui non seppe vincere
fu così che la sua piccola morte
diventò una realtà dolorosa.

Nel frattempo la notte cianciava
parole che aveva imparato dai grilli
e si lamentava a causa dell’afa
ma il bambino aveva disagi maggiori.

Tolta la maschera da antico clown
il destino mostrò il suo vero volto
ed era malvagio simile al Dio
che diede la vita ma per brevi istanti.

E le lacrime diventarono gemme
che generarono oscure stelle
lui le seguì in fondo alla galassia
ed io ancora aspetto che torni.

  N° 3070 - 21 gennaio 2016

                                                     Il Custode

venerdì 15 gennaio 2016

AL MATTATOIO

Tra queste stanze
vuote e dismesse
oramai abbandonate
all’usura del tempo
è alquanto forte
l’odore della paura
il tanfo della morte
impregna muri e condotte.

Benché soffocato
dall’edera e dal rampicante
il passato non soccombe
e con esso la visione
delle vite sacrificate
in virtù della violenza
con i miseri resti
che marcirono al buio.

Forse per via dell’oblio
per il tracollo dell’anima
il cuore tacita il battito
diventa una muta pietra
quando rammenta
la codardia ed il sadismo
di coloro che infierirono
su creature deboli e indifese.

Infilzate a dei ganci
legate strette ed appese
ma anche fossero state libere
non avrebbero avuto scampo
hanno perso macchie di urina
e tracce di defecazione
quegli animali condannati
al patibolo del mattatoio.

Tra queste stanze
tenebrose e dannate
l’inferno sembra svanito
come se perfino il demonio
sconvolto dalla vista dei crimini
che ivi furono commessi
fosse fuggito terrorizzato
per non tornarvi mai più.

  N° 3069 - 15 gennaio 2016

                                                     Il Custode

lunedì 11 gennaio 2016

L'UNTORE

Tanfo di morbo che avanza
e divora muscoli e pelle
adesso guardarmi allo specchio
è una visione che induce al delirio.

Io sono prossimo alla morte
ma ti porterò insieme a me
oltre la nebbia di Milano
fino all’antro degli inferi.

Reso folle dalla mia malattia
io non voglio morire in solitudine
sicché ti infetto e ti condanno
a seguirmi incontro all’oblio.

Ho questo volto oramai deturpato
quanto il cuore che batte nel petto
la mia anima è putrefatta
come potrei provare rimorso?

E marciscono dentro i calessi
i cadaveri diretti al lazzaretto
questo sarà il mio stesso destino
quando le pustole mi consumeranno.

  N° 3068 - 11 gennaio 2016

                                                    Il Custode

lunedì 4 gennaio 2016

UN FOLLETTO

Ho bisogno di te, o notte
e del tuo crepuscolo mite
dove io ti ascolto, ti immagino
e poi mi rammento il tuo nome.

Sono un folletto dei boschi
nato da un anziano faggio
però avvolto nel tuo mantello
io mi sento sovrano del mondo.

La tua tenebra, quale incantesimo!
Mitiga i suoni della foresta
e rende la brina sopra le foglie
una scintilla diretta alla luna.

La danza soave delle libellule
dedicata ad una fata di cenere
è per lei che il mio cuore vibra
e pare un tuono in fondo al petto.

Sono un folletto dei boschi
nato da una radice di viola
e seduto sul dorso di una falena
io mi scopro grato della mia vita.

  N° 3067 - 4 gennaio 2016

                                                   Il Custode

LA NEBBIA

Non importa quanto tu corra
i tuoi pensieri sono veloci
sono ombre dentro la nebbia
che ti appaiono all’improvviso
e profumano di dolore intenso
e d’amore, e di foglie oramai secche.

Oltre quel manto di ovatta
tu non sai cosa ti attende
il castello dalle mura fragili
dove lasciasti entrare il tuo daemon
o forse quella antica foresta
in cui smarristi il libro ed il lupo.

Eppure tu ancora sobbalzi
ad ogni rintocco del campanile
mentre io sento la tua voce dell’eden
ciononostante non riesco a vederti
sicché trovarti diventa utopia
amarti, il sogno di vita trascorsa.

E però la fragranza del lago
ti riconduce a ricordi atavici
una ninfea, forse un fiore di loto
che si culla sopra le acque
quelle che furono il tuo giaciglio
dal quale tu non sapesti tornare.

Uno spettro di catrame e antracite
una memoria che adesso calpesti
ed in bilico sul tuo unico scoglio
tu sanguini ma non te ne curi
ed il sangue misto alle tue lacrime
ingiallisce le rose ed ogni canale.

Passerà questo secolo oscuro
quanto la notte fra i tuoi capelli
non importa quanto tu chiami
le tue parole sono soltanto vapore
e si perdono dentro la nebbia
quella nebbia che ti ha divorata.

  N° 3066 - 4 gennaio 2016

                                                   Il Custode