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giovedì 19 ottobre 2017

TI RESPIRO

Nascosto
dove il tuo sguardo si spenge
io vedo la tua bellezza
ed esigo che mi appartenga
ma il tuo sorriso severo
mi induce a chiedere scusa.

E vorrei
fermarmi ad una spanna
dal carillon nel tuo cuore
ed appoggiarvi la mano
dopo, infine, le labbra
e sentirmi parte di te.

Però mi quieto
silente innanzi ai tuoi seni
davanti al tuo corpo estasiante
come capolavoro d’artista
e mi faccio piccolo e debole
e pavido, oramai pronto alla resa.

Sicché ti respiro
così come il condannato
che annusa l’ultimo anelito
della propria vita che sfugge
ma sa che ne è valsa la pena
di morire per il tuo amore.

  N° 3329 - 19 ottobre 2017

                                                   Il Custode

domenica 8 ottobre 2017

LEGGENDA DI UN CACCIATORE

...Ed il lupo seguì cappuccetto
oltre la radura, la cascata ed il lago
fino al centro dell’oscura foresta
dove il sole non osava entrare.

Quando vide il cacciatore arrivare
i suoi occhi di gemme pacifiche
diventarono come dardi infuocati
scagliati alla volta dell’uomo.

Era colui che abbandonò Biancaneve
a morire di stenti ed inedia
dopo averne abusato del corpo
che la colpa ricadde sui sette nani.

Sicché gridò a lei di fuggire
proteggendola da quelle mani protese
avide della sua pelle innocente
da farne scempio e miseri resti.

Però il cacciatore fu scaltro
e sparò alla testa del lupo
dopo abusò di quella bambina
e la lasciò agonizzante tra i fiori.

In un lampo si sparse la voce
dell’immensa tragedia accaduta
ed accorsero persone e poi cerbiatti
tutti ebbri di ira e dolore imponente.

Ed essi giunsero all’oscura foresta
dove il lupo giaceva in un canto
il cacciatore stringeva al suo petto
il sanguinante cadavere di cappuccetto.

E fu così che nacque la leggenda
che ne fece un impavido uomo
che aveva affrontato ed ucciso la bestia
divoratrice di giovanissime vittime.

Portato in trionfo al villaggio
l’eroe fasullo e dal sorriso beffardo
si compiacque dell’enorme ignoranza
dei villici che lo onoravano ed acclamavano.

E tornò spesso all’oscura foresta
belva in attesa tra la vegetazione
di un nuovo lupo da sacrificare
per poi abusare di un’altra bambina.

  N° 3328 - 8 ottobre 2017

                                              Il Custode

venerdì 6 ottobre 2017

UN MONTAGNARD

Sulle montagne vivevo
sotto di me, la verde giungla
da dove giungevano i tuoni
ed i lampi della battaglia
a coprire i canti gridati
dall’uccello sarto in amore.

Si inerpicavano per la collina
imprecazioni e lamenti
di parole che non conoscevo
mentre i soldati di Francia
saltavano sopra le mine
seminate lungo i sentieri.

Io non capivo la guerra
mio malgrado dovevo subirla
poiché ero oggetto di scherno
e di odio da parte del vietminh
che mi riteneva complice
e vile sgherro dell’invasore.

Ma con la fedele capra
ed il bastone al mio fianco
io salivo le irte salite
fino alle grotte nascoste
era là che io mi sedevo
ad osservare il tramonto nascente.

Come il bambù del Mekong
io restavo in totale silenzio
e non attendevo null’altro
che la tempesta passasse
e gli uomini, creature stupide
smettessero di darsi la morte.

E però ho aspettato a lungo
che non so per quante lune
fino a quando, a Dien Bien Phu
il vietminh, come fanno le talpe
ha scavato interminabili tunnel
ed ha ucciso tutti i francesi.

Sulle montagne io vivo
sotto di me, la verde giungla
i cadaveri ora consumano
sotto il sole, in balìa del monsone
io guardo oltre le nuvole
una nuova tempesta in arrivo.

  N° 3327 - 6 ottobre 2017

                                              Il Custode